Tende rosse e falò delle vanità

Vorrei chiarire un concetto che mi sta a cuore e sul quale mi fanno spesso domande: ma cos’è una tenda rossa? Chi può condurla? E’ sovrapponibile ad altre pratiche legate alle donne e all’energia femminile?

La Tenda Rossa è un libro di Anita Diamant, diventata poi una mini serie televisiva che forse in Italia non vedremo mai, dove l’autrice racconta di uno spazio riservato alle donne, dove tutte le donne della tribù si riuniscono durante i giorni del sangue, a parlare, discutere, litigare, celebrare menarca e nascite…. Da questo libro, che in molte donne ha sicuramente risvegliato memorie e desideri, ha preso il via un movimento che di fatto già esisteva, perché i cerchi di donne, i cerchi della luna, le moon lodge o come si possono essere chiamate in posti e situazioni diverse, ci sono da anni. Poi, ad un certo punto, alcune donne hanno trovato che l’idea di una tenda rossa creasse un bel contenitore, fosse evocativa, potesse dare un’idea chiara ed immediata sul tema, cioè una riunione di donne che si ritrovano per lavorare, celebrare, parlare riguardo a tematiche femminili e spirituali.

Quindi, per essere chiara, se volete aprire una tenda rossa, fatelo! Se volete trovarvi con tre amiche una volta al mese per parlare di uomini e lo fate allestendo il salotto con dei teli rossi e lo chiamate tenda rossa, fatelo! Il presupposto base di una tenda rossa è proprio il cerchio e la condivisione, quindi poca struttura, nessuna leadership, semplicemente si sta insieme e si IMPARA a vivere la sorellanza, parola usata ed abusata, ma poco praticata!

Se poi avete alle spalle una formazione, come counselor, come terapeute, data da anni di studi sui testi sulla spiritualità femminile, di lavoro sul ciclo mestruale, o sulla gravidanza, o su chissà cos’altro, e decidete di praticare questa vostra professionalità all’interno di una tenda rossa, allora state creando un’altra cosa, una tenda dove si svolgeranno attività più strutturate, riservate alle donne.

Detto tutto questo, c’è per me un presupposto basilare: per lavorare con le donne e per le donne bisogna aver camminato parecchio in cerchi di donne. Bisogna aver guardato nello specchio i propri nodi, essersi messe in discussione in gruppi di sorelle, perdonato la propria madre…. per esempio sarebbe buona norma essersi interrogate sul senso della relazione con il maschile, di quando si compete con le altre donne per un uomo, magari tradendo un’altra donna, oppure aver smesso di usare la seduzione senza aver capito che energia è quella sessuale….

E soprattutto, sarebbe buona norma non cadere nella trappola consumistico-patriarcale dell’andare a frequentare un corso per un weekend per uscire con una certificazione che ci permette di andare a lavorare con altre donne! Secoli di patriarcato non si sciolgono in un weekend, una vita bombardate da immagini pubblicitarie non si risolve con una certificazione, anni in cui ci hanno raccontato che dobbiamo proteggere il nostro territorio per tenerci strette il nostro maschio alfa non si cancellano inventandoci un lavoro al femminile perché ora se ne parla tanto….

Praticate, curate le vostre ferite, andate ai seminari per fare esperienze, e non per aggiungere una tacca al vostro curriculum; da ogni seminario, viaggio, cerchio, portatevi a casa qualcosa da praticare nella vostra vita quotidiana. Fate sì che quello che fate nel weekend non sia diverso da quello che fate nel resto della settimana. Non trattate da sorelle le donne del cerchio per poi inveire, togliere il saluto, ridicolizzare le donne fuori dal cerchio. Non tradite, non svilite il lavoro che in tante stanno facendo mischiando spiritualità e business.

Pulite il vostro cristallo interiore camminando in bellezza e verità, non trasformate la spiritualità femminile in una brutta copia di quella struttura patriarcale da cui dite di volervi allontanare!

In perfetto amore e in perfetta fiducia!

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