Ieri metà della famiglia è stata sottoposta al supplizio dei suffumigi; questo mi è servito a capire che brontolare-frignare-lamentarsi da sotto l’asciugamano è una parte imprescindibile del trattamento, indipendentemente dall’età!
Mi sono trovata a riflettere sul concetto della cura: noi abbiamo sempre utilizzato medicine alternative, e soprattutto, entrando nel mondo waldorf, rimedi “casalinghi” legati alla cura antroposofica.
Non entro nei dettagli dei trattamenti, ci sono testi e persone molto più competenti di me per farlo, voglio solo riflettere su come praticare questo tipo di cure cambi l’approccio al malato e alla malattia, perché è molto diverso il tempo e l’attenzione che certi preparati richiedono.
Se invece di una pastiglia opto per una polentina di semi di lino da mettere sul petto, o stivaletti fatti con pezze di cotone imbevuti di limone per avvolgere i polpacci e far abbassare la febbre, mi si richiede un tempo lungo di preparazione e un tempo di vicinanza al malato molto diversa. Ma anche il malato è costretto a rallentare e prendersi una pausa. In effetti ho sempre pensato che si, certo, i virus, ma la malattia è una richiesta del corpo di fermarsi, e l’obbligo morale o oggettivo di non fermarsi non è una buona idea!
Allora quando il corpo nostro o di chi amiamo lo chiede non limitiamoci a curarlo, ma prendiamocene cura. Anche perché cambiando il modo di vedere la malattia, possiamo costruirci preziosi ricordi: io ricordo quando da bambina mia nonna mi spostava nel lettone perché ero malata, e sistemava il comodino con tutto quello che poteva servire a me o al dottore che veniva a visitarmi, e lo ricordo come un gesto d’amore e di attenzione, ricordo come percepivo la sua presenza anche se era in un’altra stanza, proprio grazie alle mille piccole cose che mi lasciava a disposizione e che contrassegnavano il tempo della malattia, come il mangiadischi con le fiabe che ascoltavo a ripetizione.
Allo stesso modo ricordo le innumerevoli fiabe raccontate ai miei bimbi febbricitanti perché passasse il tempo necessario al rimedio che stavamo utilizzando, ai massaggi, ai giochi di parole, a tutto quello che fa ogni mamma con un bambino malato, ma che con certi modi di curare viene ampliato e reso parte della cura stessa!
Parola d’ordine: prendiamoci cura, di noi, degli altri, e permettiamo anche che gli altri si prendano cura di noi, perché l’effetto terapeutico di una tisana calda che ti viene portata a letto è incomparabile!
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