La trappola dell’abbondanza

Nel giro di pochi giorni mi sono trovata a parlare con due donne diverse che, dopo l’ennesimo corso/percorso/pratica spirituale, di crescita personale, o simili, stavano male. Si, spesso star male dopo alcuni lavori particolarmente profondi è una cosa che succede, perché si va a rimestare nelle nostre ombre, si tirano fuori scheletri dagli armadi, si toccano nervi sensibili, e si sta male. Tendo a preferire lavori che terminino con il benessere, con un ritrovato equilibrio, ma è vero che a volte le cose vanno diversamente. Ma quello di cui sto parlando non è esattamente questo; si tratta più di aver fatto la miliardesima cosa prima di aver lasciato sedimentare quella precedente; parlo di iniziare un nuovo percorso che magari sembra simile al precedente, ma utilizza sistemi e magari filosofie diverse, e così ci si sente tirate da mille parti, senza un centro a cui tornare.

Ho provato a rifletterci un po’, ed ho realizzato che un tempo il rischio era che si facesse un corso di un weekend e si cominciasse a praticare, proporre, condurre. Ho visto weekend di floriterapia, di sciamanesimo, di mille cose che so che non possono essere imparate in un weekend, figuriamoci insegnate, o portate ad altri. Eppure le persone uscivano da questi seminari e poi conducevano gruppi. Ora è un po’ diverso, ma forse solo nella forma!

Mi spiego: vedo tante donne in cammino sul femminile che non perdono un corso, una formazione, una novità, a volte seguendo anche le mode del momento, che prima hanno portato in auge le americane, poi le inglesi, e ora è il turno delle sudamericane, a costo di fare cose analoghe a quello che da anni fa qualcuna in Italia, ma se lo dicono da oltreoceano allora vale di più! Comunque, pare che ci sia un’ansia di non saperne mai abbastanza, non essersi formate mai abbastanza, dover conoscere sempre un altro pezzo, sottovalutando una legge fondamentale: per quanto tempo hai praticato quello che hai imparato nel corso precedente? Quanto di ogni formazione stai portando nella tua vita? Perché, facendo due conti, se ognuna applicasse anche solo una pratica per ogni seminario che ha fatto e ritenuto valido, direi che dovrebbe passare come minimo due o tre ore al giorno a praticare. E sono certa di contare per difetto. E sono altrettanto certa che di donne che, oltre al lavoro, alla famiglia, alla relazione e all’organizzazione dei propri corsi e seminari e alla partecipazione alle formazioni continue, dedicano tre ore al giorno alla pratica ce ne sono proprio poche.

Allora che senso ha tutto questo? Non fa parte della solita bulimia occidentale rispetto a qualunque cosa? Stai davvero imparando sempre più cose? O ne sai mille superficialmente? Perché in realtà perché le cose siano davvero tue, perché davvero tu le possa padroneggiare, sentire, vivere e condividere dovresti davvero averle camminate per un po’ di tempo. Hai presente la vecchia legge del “un anno e un giorno“? Non sarebbe meno frenetica, ma più ricca la tua vita, se per ogni nuovo strumento tu ti prendessi un anno ed un giorno di pratica, prima di passare oltre?

E lo dico a te, ma lo penso anche per me, a tutte quelle volte in cui sono stata frenetica e sono saltata su un treno in corsa per paura di perderlo per sempre…. ma niente si perde per sempre, se qualcosa ti interessa ed ha senso per te se non ora la ritroverai più avanti…. Insomma, cosa ne diresti, in questo tempo dedicato alla Crona, di fare un po’ di pulizia anche rispetto alle millemila pratiche spirituali o di crescita personale che hai accumulato negli anni? Cosa ha davvero senso per te, ancora? Cosa puoi approfondire e migliorare? E cosa, invece, puoi tranquillamente lasciar perdere? E cosa ne dici di contare fino a dieci la prossima volta che ti starai iscrivendo al cinquantesimo corso? E di chiederti se davvero hai bisogno di quell’ennesima pratica? O forse andresti già bene così, se solo mettessi in campo le tue risorse?

Io ci credo, e ci sto provando. Meno abbondanza, più profondità, è questo che voglio per me! Ed è anche il motivo per cui, dopo tante resistenze, ho scelto di offrire percorsi personalizzati anzichè singole consulenze, perché il mordi-e-fuggi non fa più per me, neanche nel lavoro con le persone. Voglio tempo, voglio profondità, voglio quella che per me è davvero la ricchezza dello scambio, che non è mille persone, ma poche ma buone, con intento, con spessore, con desiderio di potersi prendere del tempo per andare a fondo.

Me lo dici tu cosa pensi di tutto questo? Sei d’accordo con me o hai un planning zeppo di corsi e formazioni per quest’anno? Fammi sapere, io intanto ti lascio il link ai miei percorsi personalizzati, che non si sa mai!

0 comments on “La trappola dell’abbondanzaAdd yours →

Lascia un commento