E ad un certo punto i tuoi figli iniziano a guardare fuori, al di là di te, della famiglia, del nucleo più ristretto che li circonda. E non parlo della curiosità che hanno all’incirca da quando iniziano a gattonare, parlo di quell’anelito dell’adolescenza, quel desiderio di andare, conoscere, scoprire, confrontarsi…. quel bisogno di identificarsi con altro dalla famiglia, quella ricerca di qualcuno che assomigli loro non grazie alla genetica, ma grazie ad un fremito dell’anima. E lì, potenzialmente, iniziano i guai veri! Perchè iniziano a cercare modelli, gruppi, qualcosa verso cui tendere. Ed è a quel punto che tu diventi sempre meno importante e anzi fastidiosa e castrante, e tutto quello che si fa fuori è fantastico e meraviglioso, da quello che cucina la mamma dell’amico alla scarpinata in montagna che con gli amici è una fantastica avventura mentre quando gliela proponi tu è quanto di più noioso, banale e stantio possa esistere.
A questo punto, al di là dell’ego che va inghiottito e delle discussioni all’ordine del giorno, occorre qualche idea. Una è sicuramente quella dei mentori. Non parlo di quel pensiero ottocentesco del mentore, ma di quella che può esserne la sua traduzione oggi: un ragazzo ha bisogno di confrontarsi, ha bisogno di stimoli, e ha bisogno di guide, che ci creda o no. Allora, di fianco alle frequentazioni che lui si sceglie, che corrispondono alle sue esplorazioni del mondo e agli interessi dei suoi amici, mi trovo a pensare che un mio compito potrebbe essere quello di proporgli dei modelli di cui mi fido, fargli frequentare amici adulti che stimo e che magari fanno qualcosa che noi in famiglia generalmente non facciamo. Che sia l’amico che si occupa di volontariato, o quello appassionato di arrampicata, quella che ama l’arte o che lavora con gli animali. Senza imporre, senza obbligare, ma accompagnando mio figlio ad avvicinarsi, ad aprirsi, a cercare un canale con qualcuno che non siano i noiosi e scontati genitori, qualcuno che abbia modalità diverse, abitudini diversi, interessi diversi. Qualcuno con cui lui possa fare qualcosa di differente dal solito, scoprire, magari trovare qualcosa che gli piace, e soprattutto avere del tempo con adulti diversi, con cui possa parlare, scambiare, qualcuno con cui creare uno spazio che possa essere utilizzato quando gli tsunami adolescenziali lo travolgono, persone diverse con cui possa sentire di avere un canale aperto, e la possibilità di trovare un supporto.
Sarebbe quasi scontato in una vita più comunitaria, in situazioni in cui fosse più normale trovarsi con famiglie allargate, in cui convivono, o si incontrano, nuclei familiari diversi, età diverse, caratteri diversi… allora sarebbe più facile, perchè avverrebbe naturalmente, ma va bene così, basta farci un po’ di attenzione, e tirare i fili di questa rete, per adattarli ai bisogni dell’età.
Allora amici, siete avvisati, vi troverete a diventare tutor, mentori, modelli, a trascorrere tempo con un paio di ragazzini, ma in cambio avrete al vostro fianco entusiasmo, fantasia, sbalzi d’umore, manovalanza, ormoni impazziti…. in cambio farò lo stesso per i vostri figli, perchè se per crescere un bambino ci vuole un villaggio, per un adolescente ci vuole una comunità!
Nike
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