Quando i miei figli erano piccoli ho fatto mio un suggerimento che veniva dato nel loro asilo: tenere i bambini per mano uscendo da scuola trasmette loro la sensazione di essere accompagnati nella vita. L’ho sempre sentito molto vero, e così, per anni, ho camminato per le strade con i miei bambini per mano. Può sembrare qualcosa di scontato, o di poco importante, ma non lo è, perchè spesso noi genitori ce ne dimentichiamo. Li prendiamo per mano in tratti di strada pericolosi, per attraversare, o per trascinarli rapidamente da qualche parte, o comunque con un motivo, ma quanto è diverso sentire la loro mano nella tua solo per il piacere di sentirsi, sostenersi, mantenere un contatto…. e ricordo ancora la sensazione della manona del mio papà che avvolgeva la mia, quindi forse c’è anche questo, che attraverso il tatto creiamo una memoria del corpo che torna a scaldarci quando fuori fa freddo.
E da mamma ricordo le chiacchiere fatte camminando mano nella mano, e il senso di fiducia e di sicurezza che quelle mani unite trasmettevano. A volte il tenere per mano un bambino sembra una costrizione, un obbligo, ma quanta libertà gli concediamo se il messaggio che facciamo passare è “non aver paura, ti tengo io, tu chiacchiera, gioca, sogna, che tanto la mamma ti tiene, non ti perde, ti guida!” Questo è quello che ho sempre sentito, e quanto mi ha intenerito vederli crescere continuando a tenerle, quelle mani, con le amiche della mamma, con le proprie amichette, ma sempre quel contatto fatto di fiducia e calore, in un linguaggio silenzioso.
Poi crescono, e ti sembra che quelle mani non siano più così necessarie, forse si scocciano, forse non è più il caso, anche se un po’ ti manca, ma quelle manine son diventate più grandi delle mie, come si fa? E loro vogliono indipendenza, vogliono andare avanti da soli, vogliono sentirsi liberi e forti…
Eppure ho appena capito che quella mano va tenuta ancora, che quella guida serve quanto prima, solo in un modo diverso. Se dieci anni fa mi cercava con un’occhiata prima di arrampicarsi sullo scivolo, e sorrideva quando il mio sguardo diceva “Vai, puoi farcela, sono qui e ti sostengo” ora ha bisogno che glielo dica ancora, anche se non è più sullo scivolo; ha bisogno che gli dica “fino a qui, e poi basta.” Ha bisogno di limiti, di un muro con cui scontrarsi, perchè quel muro gli fa sentire dov’è, quanta forza ha, gli insegna che ogni azione ha una conseguenza, e che per quanti sbagli potrà fare, saremo ancora qui, a dirgli di non preoccuparsi, che può anche cadere, perchè a volte nella vita si cade, ma sarò qui, a tendergli una mano, e a fare in modo che la caduta non avvenga da troppo in alto. E quando lo prendo per mano, di nuovo, dopo che gliel’avevo lasciata per un po’, lo vedo rilassarsi, sento che riconosce di averne bisogno, ancora per qualche tempo. Come se il suo messaggio fosse “guida ancora tu, per un po’, quando il mondo là fuori mi sembra ancora troppo grande e difficile. Portami tu, ancora un po’, mi fido di te.”
Perchè certe cose non cambiano mai, e che si abbiano due anni, quindici o quaranta, è bello sapere che c’è chi si occuperà di noi, chi ci prenderà per mano e ci guiderà, almeno per un pochino, giusto il tempo di tirarsi su, asciugare le lacrime e andare avanti, con un’ammaccatura più di ieri, e una lezione imparata in più.
Nike
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