Parlando degli archetipi della Sessualità Sacra legati a questo momento dell’anno, tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, ti ho parlato della Fanciulla Selvaggia
Che non è il mito della Donna Selvaggia, quello con cui ci riempiamo la bocca scrivendo su internet, per poi fuggire urlando davanti ad un ragno, o non osando sederci su un prato. La Fanciulla Selvaggia è invece quella parte che abbiamo dentro tutte, perché corrisponde ad un momento della vita in cui parlavamo con le piante e con gli animali, ci fondevamo col vento andando in altalena, vivevamo in bilico tra la realtà e quello che gli adulti chiamavano fantasia, che forse invece era l’ingresso per altri mondo, per altri livelli di coscienza. Ecco, quella ragazzina lì è stata una parte di ognuna di noi, anche se con sfumature diverse. Era il contatto con la natura, era la nostra capacità di essere totali e presenti, di perderci dietro ad una formica o dentro al nostro libro preferito. Ed era il contatto con il nostro vero desiderio e la nostra energia vitale.
E poi ad un certo punto tutto questo si è perso. Perché abbiamo iniziato a capire che papà preferiva una ragazzina tranquilla ed intelligente. Perchè la mamma ci voleva educate e composte. Perché quando raccontavamo le nostre fantasie ci veniva detto di non essere sciocche, che era tempo di crescere. Perché le nostre modalità festose di abbracciare, baciare ed entusiasmarci erano ritenute un po’ troppo. E così abbiamo cominciato a “calare i toni”, ad addomesticarci, a diventare la Principessa che piaceva a papà, o agli altri. E siamo cresciute così, con questa idea che è importante piacere agli altri, accontentarli, rispondere alle loro aspettative. E tutto questo è aumentato ancora nelle relazioni con gli uomini, dove abbiamo capito che è comodo giocare un ruolo, dove noi possiamo essere carine e compiacenti, e questo ci garantisce un certo potere, dove lui cerca di accontentarci e di prendersi cura di noi a vari livelli. Ed è un gioco così radicato che abbiamo capito che non serve neanche chiedere, lui capirà. E se non capisce noi possiamo metterci nella nostra torre, chiuderci nel nostro silenzio, e serbare rancore perché non ci ha capito, e allora forse non ci ama abbastanza, perché se ci ama deve capire. Se poi pensi di non avere niente della Principessa dentro di te, ti invito a pensare a tutte le battute che girano sulla donna che si aspetta che l’uomo capisca, e sull’uomo che sa solo di non aver capito qualcosa, senza sapere cosa. E se ancora pensi che non ti riguardi, vorrei poterti elencare il numero di donne a cui, durante una consulenza, mi sono trovata a chiedere “ma glielo hai chiesto chiaramente? Glielo hai detto proprio così? Ma lui lo sa che tu pensi questo? Ma ne avete parlato davvero?” e vorrei farti sentire quanto volte si rendono conto che no, non lo avevano detto così chiaramente, ma si erano aspettate che lui capisse, perché è così ovvio…
Ecco, sai qual è la cosa peggiore del vivere da Principessa? Che si perde il contatto con il proprio Vero Desiderio. Che non si rimane in ascolto di ciò che vogliamo e di ciò che siamo. Che ci proiettiamo da un’alta parte, che ci chiudiamo in quella torre, e pur di non parlare, o lamentandoci di non venire capite, non affermiamo più, con forza Questa è quella che sono, e questo è ciò che desidero.
Se oggi ti senti una Principessa, fai un passo per scendere dalla torre. Prova a dire ciò che vuoi, senza paura di sporcarti. Perché so che vuoi essere amata, sopra ad ogni cosa, ma come potranno amarti, se tu non mostri chi sei davvero?
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