Ci sono due modi di vedere come possono relazionarsi tra loro le donne: c’è un luogo comune che le vede sempre in competizione tra di loro, e ci sono i cerchi di donne in cui si cerca di mantenere vivo il senso della sorellanza. Due visioni agli antipodi, eppure ho sentito parlare di entrambe, e le ho vissute entrambe.
C’è una unica verità in queste due visioni? Partendo dal presupposto che mai si può generalizzare, perché ogni donna è unica, e non semplicemente componente di un genere, di recente parlando in un cerchio di donne è emersa una parte di queste visioni.
Si parlava di relazioni, e di come si può diventare “territoriali” nel difendere la propria relazione e quindi vedere ogni altra donna come una potenziale nemica. E devo dire che questo è un tema che ho sentito emergere molte volte. Ma, a parte una insicurezza di fondo riguardo a se stesse e alla propria relazione, da cosa nasce questa esigenza di difendere e proteggere? Qualcuno mi ha detto che è qualcosa di ancestrale, legato al bisogno, alla necessità che le donne avevano di essere difese e protette dal maschio mentre si occupavano della prole. E io mi sono ritrovata a chiedermi se era davvero così, in fondo in natura sono le madri che difendono la prole, e se la cavano bene così, non dipendono certo da un maschio…. e poi mi sono trovata a leggere Percovich, Gimbutas, Eisler, e ad indagare su quella parte di storia precedente alla storia che conosciamo, dove la vita non era basata sulla legge del più forte, ma sulla collaborazione e sulla compartecipazione, dove si presume che una donna non scegliesse l’uomo più forte perché la proteggesse, ma quello con cui collaborava meglio, dove per costruire non si sceglieva il posto migliore per difendersi, ma quello dove meglio ci si armonizzava.
E mi sono chiesta se allora tutto quello che sentiamo dentro di noi non sia una costruzione che non risale alle nostre origini, alla nostra prima natura…. Cambierebbe il nostro modo di vedere le altre donne se disconoscessimo dentro di noi questa idea che dobbiamo tenerci stretto un uomo perché abbiamo bisogno di essere difese e protette? Guarderemmo con occhi diversi un’altra donna, magari più giovane e più carina, se pensassimo che la nostra età è anche esperienza, che potremmo condividere con lei come con una sorella? Vivremmo più serenamente relazioni e sessualità se non dovessimo giocare il gioco della preda e del cacciatore? Se non pensassimo ad una conquista, ma ad una scelta?
Non sarebbe bello iniziare a pensare che forse nel nostro DNA non c’è solo la competizione e la vittoria sulle altre, ma anche la ritualità, l’esperienza condivisa attraverso gli insegnamenti delle più anziane, la possibilità di farsi da specchio l’una con l’altra?
Io si, ci credo, credo che si possa scegliere a quale visione del nostro passato agganciarci per costruire il presente e il futuro che vogliamo, credo che le donne possano sentirsi sorelle, e anche che lo desiderino profondamente, per vincere il senso di solitudine che spesso provano, credo che si possa vincere la paura che ci fa mettere in guardia “contro” le altre per imparare a inventarci mille nuovi rituali di sorellanza, per sentirci parte di un cerchio che ci potrà supportare sempre, anche quando e se la nostra relazione finirà, senza che nessuna altra donna ne sia responsabile, ma semplicemente perché a volte anche le cose migliori hanno una fine.
E credo che molte altre donne si riconoscano in questo, e lo desiderino, e allora avanti, creiamo il mondo che vogliamo! Per noi, per le donne del futuro, e per i nostri uomini e per quelli che verranno.
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